Furto a scuola

Titolo originale: Der Denker greift ein
Autore: Christine Nöstlinger
Anno di pubblicazione: 1995
Editore: Piemme
Pagine: 208

Iniziato il: 5 giugno 2010
Terminato il: 6 giugno 2010
Valutazione: ★★★★
Ottl aveva capelli corti e ispidi di un intenso color rosso carota, e grandi orecchie a sventola sporgenti dal cranio come manici da una tazza. Era alto, magro e ricoperto di lentiggini. Queste ultime, però non assomigliavano neanche un po' a quei graziosi punticini che talvolta adornano con garbo i delicati nasini delle bambine. Si trattava, nel suo caso, di grosse macchie color caffelatte che ricordavano piuttosto il mantello chiazzato di un cane da caccia. Era come se, accidentalmente, si fosse trovato a passare davanti a un pittore intento a decorare una parete con tinte marroni servendosi di una pistola a spruzzo.
(incipit)
La mia collezione di libri del Battello a Vapore si amplia con un'autrice che ho amato moltissimo (e che ancora mi entusiasma) ma della quale non ho letto proprio tutto, tutto, tutto e "Furto a scuola" è proprio uno di quei titoli che, a suo tempo, mi erano sfuggiti. La storia è molto carina e appassionante: è bello seguire i progressi dell'indagine del Pensatore e dei suoi amici nel tentativo di dimostrare l'innocenza del Barone ma ancora più interessanti sono gli spunti di riflessione che l'autrice distribuisce nel libro sulla facilità con la quale si tende a giudicare le persone solo in base ai pregiudizi. Non sono solo i compagni del Barone a cadere in questo errore, accusandolo di essere un ladro senza averne alcuna prova concreta, ma anche uno dei suoi amici più stretti che si convince della colpevolezza di un altro compagno solo a causa dell'antipatia che prova nei suoi confronti.

Ho apprezzato molto anche le riflessioni finali del libro, dopo la scoperta del vero ladro, a proposito dell'"imparare a voler bene": è un concetto sul quale ho sempre riflettutto anche io, fin da bambina (anche se non nel modo così intenso e colto tipico del Pensatore). Purtroppo ci sono persone che non ci piacciono "a pelle" e che, anche se sappiamo avrebbero bisogno di un amico, non riusciamo proprio a prendere in simpatia. Dopotutto il "voler bene" è un sentimeno assolutamente astratto ed inspiegabile. Ci si può impegnare a rispettare quella tal persona, a difenderla se viene presa di mira dalle battutte degli altri, ma è impossibile costringersi a volergli bene se il sentimento non è sincero e non arriva dal cuore.
Io non sono affatto sicuro che un ladro, uno che per qualche sua ragione si mette a rubare le cose degli altri, sia tanto peggiore di chi, in fondo senza motivo e senza avere prove, è subito pronto a dare addosso a un compagno di classe.
(Il Pensatore)
Si dovrebbe poter imparare a VOLER BENE. Uno non dovrebbe voler bene solo a un certo numero di persone, perchè hanno gli occhi azzurri, un buon profumo, o perchè sono dei tipi in gamba, o divertenti. Uno dovrebbe essere in grado di poter dire: quel tipo non mi piace, d'accordo, ma ha bisogno di qualcuno che gli voglia bene, quindi da questo momento io gli vorrò bene. [...] Non c'è dubbio che se, magari, mettendoci tutti insieme, risucissimo, almeno un po', a VOLERE BENE all'insopportabile Wolfi Hahn, tutto sarebbe molto, molto più facile.
(Il Pensatore)

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